lunedì 23 novembre 2009

ULTIMAMENTE...

...mi sono dato alla lettura, con grande trasporto (anche in senso fisico).

Diversi i volumi che ho letto, di seguito ne citerò alcuni

- di Antonio Zichichi "La teoria della relatività spiegata a Gasparri", con prefazione di Piergiorgio Odifreddi nella quale spiega come far incazzare quelli di comunione e liberazione, fottendosene altamente del contenuto delle pagine a seguire, con grande dispetto dell'autore.
Libro dai contenuti davvero interessanti (carta e inchiostro, ad esempio)

- "Le parole della ragione", intervista fiume in 787 pagine a Walter Veltroni, fatta da Antonio Polito (che per l'occasione ha finalmente imparato a scrivere senza inflessioni dialettali), di cui solo le prime 16 riguardano temi seri, le restanti 771 girano su domande del tipo "a quanti anni hai fumato la tua prima Marlboro col culo, come faceva Alvaro Vitali?".
Volete sapere la risposta?comprate il libro, pezzenti.

- Saggio di teologia scritto a quattro mani dal Cardinal Ruini e da un chirichetto preso a caso, intitolato "Io, Dio, Stocazzo".
A dispetto della premessa, è una profonda riflessione sui valori che la Chiesa moderna vuole insegnare ai giovani e su come far saltare ai gatti la coda con i raudi.
Inutile specificare chi a scritto la prima parte e chi la seconda...
Il porporato non la smetteva di tormentare il povero soriano Fuffy sul sagrato.

- "Il mio cane strafatto", di Raffaele Morelli. Prezioso testo storico ove lo psichiatra milanese (ma è uno psichiatra?ma, soprattutto, è milanese?) racconta degli esperimenti di Pavlov sul suo bastardino, specie di quella volta che ha fatto assumere alla bestia tramite imbuto e calci 5 litri di acido liseriggico...acido lasergico...acido luser...CAZZO... di LSD, dandogli anche un flauto traverso, un cappello di paglia e delle pinzette per le sopracciglia.
Interessante constatare l'uso che l'animale è riuscito a fare di questi oggetti, specie a seguito della lavanda gastrica praticata per farglieli vomitare.

- "Uno.Nessuno.Centomila.Coglioni", opera postuma di Indro Montanelli, feroce critica sui costumi dell'italiano medio, ormai narcotizzato dalle televisioni, tanto da non accorgersi neanche che lui fosse morto.

Vi consiglio vivamente queste letture, cibo per la mente.Con effetti decisamente lassativi.

domenica 22 novembre 2009

LE VITE DEGLI ALTRI

Udite udite, forse ho deciso di scrivere la mia prima vera recensione...


ma solo perchè il film merita davvero, ed era molto tempo che non mi colpiva così tanto una pellicola.


La STASI, organo di polizia politica della ex Germania Est, viene mostrata in tutta la sua metodica inumana e fredda tecnica persecutoria.


Nel caso trattato da questo film, il capitano Wiesler (un eccellente, purtroppo da compiangere Ulrich Muhe) viene posto dal partito come controllore dello scrittore ed autore teatrale Dreyman (interpretato da un altrettanto valido Sebastian Koch), che nella vita è anche compagno dell'attrice Marie Sieland (Martina Gedeck) che interpreta il ruolo delle protagoniste delle sue opere teatrali.


Dreyman è molto amico di altri artisti avversi all'allora regime comunista, tra cui Hauser e Jerska, ma non da mai segno di disprezzare apertamente le direttive del "partito"; tuttavia, viene ugualmente intercettato, la sua quotidianità viene passata al vaglio accuratamente, tutte le sue frequentazioni, abitudini, intimità vengono schedate in attesa dell'attimo in cui cederà alle pressioni dei suoi amici contestatori.


Ma nell'istante in cui Wiesler comincia a permeare il mondo di Dreyman nei suoi risvolti più umani, ne viene come coinvolto in modo irreversibile.


Da quel momento, il grigio e solo burocrate della STASI, inizia a percepire davvero l'importanza degli artisti come Dreyman per la società tedesca dell'est, si rende conto di quanto sia indispensabile potersi rapportare con il mondo esterno, comprende l'innegabilità del compiersi come uomini nell'avere al proprio fianco una compagna.


La compagna che lui non ha mai avuto, perchè forse ritenuta meno importante di una carriera da persecutore nella polizia segreta.


L'invidia del ministro della cultura Hempf (è lui in primis a dettare ordini alla STASI) è il motore principale dell'inchiesta su Dreyman, dato che il governante spesso abusava della Sieland con immondi ricatti; la fragilità della stessa Sieland verrà sfruttata per renderla poi una informatrice.


Wiesler cerca di coprire in tutti i modi le azioni di Dreyman nei resoconti delle intercettazioni, convinto di fare la cosa giusta, ma non riesce comunque a sottrarre al tragico destino la Sieland che muore per un incidente a seguito di una infruttuosa perquisizione della casa di Dreyman su informazione della stessa.


Il risvolto umano di questo film ha qualcosa di intimo e struggente, gli attori sono eccezionalmente consci di interpretare, tramite i loro personaggi, un pezzo fondamentale della nostra storia.


Nessun essere umano dovrebbe porsi come aguzzino del suo prossimo, perchè tutti abbiamo la nostra vita, misera o grandiosa che essa sia.


Un saluto sincero.


Pietro Sannino