mercoledì 6 agosto 2008

MUNICH

Grande cinema per descrivere un tragico evento.

Al centro di tutto c'è la strage di atleti israeliani (11, in totale) operata dal gruppo terroristico denominato "Settembre Nero", che li fa prigionieri all'interno del villaggio olimpico della rassegna a cinque cerchi tenutasi a Monaco nel 1972.

Il film narra l'operazione "Collera di Dio" organizzata dal Mossad (l'intelligence extraterritoriale israeliana), e tesa a catturare i responsabili dell'attentato di Monaco.

La sceneggiatura trae materiale dal libro "Vengeance" di George Jonas.

Non può essere classificata come una semplice "spy-story", nè come un thriller: la pellicola in questione è basata su argomenti così delicati che quasi mi cago addosso a scrivere questa recensione.

Tecnicamente, il film ha un montaggio ed una fotografia eccellenti, d'altronde Spielberg non è l'ultimo dei minchioni.

la forza comunicativa di alcune scene ed i simbolismi utilizzati in più occasioni rendono quest'opera un qualcosa che rimane impresso in gran profondità nella mente dell'appassionato di cinema: l'inquadratura del braccio di un terrorista appeso alla pala del ventilatore da soffitto di una stanza d'albergo Maltese fatta saltare per aria dagli agenti in missione è qualcosa di indimenticabile.

Tra pezzi di cervella palestinesi e bombe israeliane, la storia si svolge con momenti di alta tensione (le azioni assassine degli agenti israeliani), e il calore umano del protagonista (Eric Bana), toccante la scena dove parla a telefono con la figlia di pochi mesi che non vede dal giorno della sua nascita, lasciandosi prendere da una enorme commozione, per poi mettere giù la cornetta ed andare ad ammazzare una prostituta in Olanda.

In definitiva, si lascia lo spettatore da solo a decidere quale dei due torti storici è più grande (l'occupazione violenta di parte del territorio arabo da parte degli israeliani con la ferocia che si ripercuote sui palestinesi, o le azioni terroristiche di questi ultimi miranti a rendere inquieta l'esistenza degli israeliani), o se due torti non fanno una ragione, o se un torto fa una ragione e l'altro no, o se due torti fanno due ragioni, o se ognuno pensa solo agli affar suoi e basta.

Meglio terminare così la recensione: mi dispiacerebbe molto se venissi prelevato nel sonno e sottoposto ad una "vengeance" di qualsiasi tipo, stanotte...

1 commento:

  1. Devo ammettere che la sua recensione è equilibrata. Non si espone in giudizi affrettati e fa dell' equilibrio un pricipio sul quale il suo scritto si basa.
    Ebbene per questo morirai.

    AASP
    (Anti-Arab-Sionistic-Party)

    RispondiElimina

Inserisci un commento, il più insensato possibile (scherzo, già è tanto se ne fai uno qualsiasi)