La luce lentamente si espande.
Il cielo è un enorme lenzuolo, che vede avvinti i due amanti:
la notte col suo desiderio di non lasciare il posto al compagno giorno, il quale ostenta la sicurezza dell'imminente ruolo da protagonista.
Ma è vanagloria, amico giorno, presto tornerà la lussuriosa tenebra...
Il sole è ancora lontano, ma il gonfiarsi e lo sgonfiarsi ritmico dei polmoni di un animale da cortile ci ricordano che per molti già è iniziata una nuova giornata.
Questo sforzo respiratorio sfocia nella glottide dello zelante bipede, producendo un canto forzoso, ma insieme prepotente, forse tutto sommato un pò sgraziato.
Pausa.
Alfred Gallo (queso il nome del nostro), si guarda intorno con fare sì fugace, ma anche soddisfatto dell'avere la scena tutta per se e per il suo chichirichì.
Prende due passi di una vanesia rincorsa verso l'ennesimo sfoggio vocalizio, ma non fa in tempo a poggiare la zampa di richiamo che il lontano suono di un meccanismo metallico, accompagnato da un secco "fuuuuuu" precede di millesimi un dolore lancinante alla sua "spalla" sinistra (sarebbe meglio dire "attaccatura dell'ala", ma fa poca prosa).
Alfred si prende la zona dolorante con l'interno dell'ala destra, serrando con forza le palpabre e chinando il capo nel riflesso della gola che si stringe quasi a trattenere lo strazio dell'immane fitta.
Ora il freddo lo invade.
Raramente la campagna dell'agro nocerino-sarnese si concede alla bruma come in questa fatidica mattina; in essa si perde lo sguardo del volatile (seee, una volta), disperato alla ricerca non di aiuto (sa che la sua ora è arrivata), ma almeno della misericordia dell'ultimo essere visibile, che a differenza sua continuerà l'ironico e crudele gioco della vita.
Dei passi in avvicinamento, che si interrompono poco prima che una figura possa stagliarsi tra la condensa ambientale, e ancor prima che si possa intravedere lo scintillio dell'arnese che produce di nuovo quel secco scatto metallico, e di nuovo quel mortifero "fuuu", ora più acuto data la vicinanza.
Alfred stramazza al suolo, dal suo collo fiotta copioso il sangue che sembra nero con la poca luce di quegli istanti; una maledizione si ferma nei suoi pensieri: non può raggiungere il suo becco, ormai è tardi e quella smorfia e i suoi occhi fissi regaleranno questa sua ultima espressione all'eternità.Amen.
"Goditi pure questa tua ultima, fottutissima, alba...Hai smesso di svegliarci tutti alle cinque del mattina, brutta testa di cazzo...".
Ripone l'arma semiautomatica silenziata nella fondina sotto l'ascella, poi si sfila piano i guanti di pelle nera foderata, lentamente li ripone in tasca mentre si allontana dalla scena del delitto.
Nessuno potrà mai annoverarlo tra la schiera dei possibili assassini di Alfred, ed è con questo spirito che inizierà la giornata Skippy il coniglietto nano, balzellante tra i campi con l'eterno ghigno dell'insospettabile...
Questa che avete letto pocanzi è la scena di apertura del nuovo film dei fratelli Coen "La fattoria degli animali nel 1984" sottotitolo "come far inorridire i discendenti di Orwell".
Alec Baldwin nel breve ruolo di Alfred Gallo, Steve Buscemi è lo psicolabile e doppiogiochista Skippy, John Turturro nei panni di Burro, l'asino sardo con una forte crisi d'identità.
Grazie del tempo concessomi per la terapia settimanale.
martedì 22 dicembre 2009
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